La prima regola per contrastare la spirale del divisionismo è quella di non sprofondarci dentro. Per riuscire nell’intento occorre saperla riconoscere ed isolare in maniera tempestiva, con l’obiettivo di arrestare quel circolo vizioso apparentemente senza fine.

La mentalità fondata sul «divide et impera» è infatti uno dei più antichi morbi che appesta la nostra Lentini. Una città sofferente, quella di Gorgia e di Jacopo, che necessita ardentemente di parole nuove, visioni nuove, coscienze nuove. Adoperare strumentalmente la cultura per meri esercizi di retorica stantia e per celare i rancori interpersonali non aiuta a redimere questo territorio né i suoi abitanti. Ma soprattutto decidere di non abiurare gli eterni litigi, le narrazioni romanzesche e gli ostinati perseguimenti dei tornaconti personali significa continuare ad alimentare quello stato confusionale che puntualmente si rivela terreno fertile per gli infimi legami, per le furberie, per le compiacenze.
Questo non è il tempo di correre da soli, ma di unire le forze. Questo non è il tempo di inveire contro quel percepir comune che lega tra loro realtà imprenditoriali e del terzo settore, Osservatori permanenti e Comitati unitari, compagini partitiche abitualmente differenti e qualsiasi persona fisica/giuridica vorrà condividerne gli intenti. Questo non è il tempo di lasciarsi distogliere dalle verginità improvvisamente ritrovate e dai purismi di comodo – su fenomeni che, peraltro, più volte hanno favorevolmente inciso (alla luce del sole o meno) sulla storia nazionale e locale nei momenti di maggior criticità – ma di saper coniugare efficacemente pensiero e pragmatismo, lungimiranza e solerzia, abbracciando le ricchezze nella diversità per inseguire coralmente un fine più alto: il bene della nostra città. Meno battibecchi puerili, dunque, in pubblica piazza reale e/o virtuale. Più buonsenso e più persone giuste al posto giusto.

I cittadini di Lentini hanno il diritto e il dovere di comprendere il profondo stato emergenziale in cui versa la loro casa, nonché l’urgenza di una terapia altrettanto emergenziale. Non ci vorrà molto prima che l’ultimo granello di sabbia si sarà posato sul fondo della clessidra, sussurrando la parola fine a questi luoghi. Se non interverremo subito, della nostra offesa città rimarranno solo le macerie. Non ci sarà spazio nemmeno per i ricordi più dolci, per i pentimenti più amari e per le lacrime più rabbiose.
I prossimi anni saranno cruciali per il destino delle nostre dimore, delle nostre vite. Disastro ambientale, gravi malattie, dissesto finanziario, criminalità, perdita generale di prestigio, diminuzione di incisività/potere decisionale. Questo non è un gioco, non è avanspettacolo, non è il red carpet degli Oscar. Urge veramente sporcarsi le mani, giorno dopo giorno, per risollevare Lentini dal baratro in cui è sprofondata. Sarà difficilissimo, sarà necessario, sarà un atto d’amore.

Esiste un’unica via d’uscita, la più ardua, senza possibilità di scorciatoie: avere il coraggio di ripensare ogni cosa e di rimettere tutto in discussione, con sapienza e con spirito di abnegazione. Soltanto così potremo sperare di tramutare una simile crisi in opportunità.
Edifichiamo insieme nuovi ponti, tra la vecchia guardia (dalle analisi sincere e dalle stimate competenze) e le nuove leve (capaci e scevre da personalismi). Riportiamo al centro la legalità, unico ed irrinunciabile tassello che armonizza ogni nostro agire. Ben vengano la libertà di manifestazione del pensiero scolpita nelle Costituzioni coeve – a patto che le condotte poste in essere non arrechino pregiudizio alle sfere morali e personali dei singoli, sconfinando quindi il range consentito dall’ordinamento penale – nonché la divergenza di opinioni: soltanto gli stolti e/o coloro che celano meticolosamente le loro fette di colpa temono il confronto, le ragioni altrui e la varietà di ricette utilizzabili. Affidiamoci al dialogo, vero e sincero, ma anzitutto ad alcune piccole domande come premessa individuale: “Cosa posso fare? In che modo mi è consentito contribuire alla causa? Fin dove sono disposto a spendermi solo e soltanto per il bene della collettività?”
Siate costruttori e non distruttori. Siate sognatori e non millantatori. Siate indefessi e non fessi.
Lentini ha bisogno del nostro aiuto.
«Gli uomini retti sono onore e ornamento della città, del corpo lo è la bellezza, dell’anima la saggezza, dell’azione la virtù, del pensiero la verità».
(Gorgia di Leontini)

Fonte dell’Immagine in evidenza: © Emanuele Grillo