Oggi ricorre la “Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne”. “Per anni la violenza alle donne è rimasta nascosta paradossalmente visibile, ma legata alla legge dell’omertà connessa non solo all’inciviltà umana, ma principalmente legata alla condizione femminile e al lungo cammino verso la parità. Non è errato affermare che le donne hanno secoli di storia sbagliata alle spalle, che le ha poste sempre in condizioni di inferiorità nei confronti dell’uomo, non per niente sono state definite il ‘sesso debole’ quando di debole hanno sempre avuto ben poco”, fanno sapere dall’associazione ‘8 marzo’ guidata da Aurora Missale. “Da molti anni la violenza alle donne è un fenomeno sociale globale definito ‘femminicidio’. In tutto il mondo le donne subiscono violenze e discriminazioni in ogni ambito della vita perché sono donne”, proseguono ancora dall’associazione. “Ogni giorno nel mondo 137 donne vengono uccise dal partner: dall’ex, dal coniuge o da un parente, l’80 percento dei femminicidi avviene nell’ambito familiare. Da gennaio 2021 ad oggi solo in Italia se ne sono verificati 107. Umiliate, negate, uccise: le donne non muoiono solo a causa delle percosse, sono ovunque vittime di una cultura secolare che nega loro identità e libertà”. Continuano, “non è facile capire ulteriori origini della violenza maschile, alcune volte sono legate da un’infanzia violenta, ma spesso sono legate all’affermazione di una supremazia maschile, e quindi di genere. Si violenta, si maltratta, per ribadire un potere, un dominio. Sono stati fatti molti passi da quando la violenza alle donne è uscita dal limbo secolare del silenzio che impediva precedentemente di quantificarli come problemi, ma questo non è sufficiente e non ha impedito di fermare il femminicidio. Ancora oggi le donne, infatti, continuano a morire. Abbiamo le leggi che tutelano, un numero telefonico unico 1522 ‘antiviolenza donna’ del Ministero delle Pari Opportunità, multilingue attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno per rispondere alle domande di aiuto delle donne vittime di violenza e di quelle in difficoltà. Ci sono anche i centri antiviolenza e le case di rifugio ad indirizzo segreto, gestiti dalle donne, poco finanziate e insufficienti per tutto il territorio italiano. Occorre che lo Stato si faccia carico di creare le strutture e i mezzi non solo per assistere le vittime, ma anche per contrastare la violenza stessa”. Proseguono dall’associazione, “Noi donne chiediamo che lo Stato italiano rispetti e applichi la convenzione di Istanbul approvata dai ministri europei nel 2011, in Italia da Camera e Senato nel 2013 e dal 1 agosto 2014 diventata vincolante. La violenza alle donne è definita come ‘una violenza dei diritti umani, una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di materia fisica, sessuale-psicologico o economico, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della liberà, sia nella vita pubblica che nella vita privata. Oltre a questa definizione, la convenzione di Istanbul detta delle linee agli stati basati su una formula definita ‘delle 3 P’: prevenzione, protezione, punizione. Tre pilastri importanti su cui gli Stati firmatari (tra cui l’Italia) devono intervenire. Altrettanto importante è l’art.12 della Convenzione che tratta la componente culturale della violenza di genere, quindi non solo l’aspetto metodologico, ma anche le misure necessarie per promuovere i cambiamenti socio- culturali delle donne e degli uomini per eliminare i pregiudizi e qualsiasi pratica basata sull’inferiorità della donna”. L’augurio è quello che “le donne maltrattate riescano a superare la paura e possano uscire dal silenzio”.
Francofonte | L’associazione ‘8 marzo’ sulla “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”
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