Il 2020 è giunto al termine.
Un anno assai arduo e ricolmo di insegnamenti per il mondo intero. Un anno che ha rievocato la fragilità della condizione umana, la caducità dell’esistenza e l’arroganza con cui ci eravamo illusi d’esser i padroni di tutto e tutti. Un anno contraddistinto dalle – giuste e necessarie – restrizioni delle nostre libertà personali, dalle lotte nei reparti di terapia intensiva e dalla perdita di qualcuno/a a cui tenevamo.

Ricorderemo le immagini, le parole e gli interminabili silenzi promanatisi dal Vaticano. Ricorderemo l’apparente solitudine di quell’uomo che si accingeva a raggiungere il sacello del Milite Ignoto incastonato nel monumento del Vittoriano (o, più semplicemente, Altare della Patria). Ricorderemo quei giorni di Maggio, quella Festa che non era Festa e che dal nulla, noi lentinesi, abbiamo schiuso il tutto.

Ciascun individuo ha dovuto fronteggiare innumerevoli difficoltà: ma è proprio dai momenti di crisi che si diventa più resilienti, più saggi, più forti.
Possa il 2021 donarci la speranza di un’umanità rinnovata.

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